Steve Howe
Love is
L’ultimo respiro solista del grande chitarrista degli Yes fu “Time” nel 2011. Ora esce con l’ennesimo lavoro, e lo fa senza tanti clamori, in sordina, come tranquilla e pacata risulta la configurazione di questa musica.
Dentro c’è infilato come musicista il figlio che esercita un drumming funzionale, anche elegante se vogliamo, ma senza particolari accenti. A cantare anche Davison, il singer attuale degli Yes (dal 2014). Il tema è incentrato sull’amore riferito ai rapporti tra le persone ma anche al rispetto ecologico verso l’ambiente e il pianeta.
Sound molto lineare, con una propensione alla canzone semplice, e linee melodiche un po’ scontate. La struttura dei pezzi strumentali è ripetitiva senza reali variazioni sul tema, e lo si denota chiaramente in “Fulcrum” e “Beyond the Call” in cui la chitarra aggiunge degli abbellimenti che sono solo decorativi alla linea principale; naturalmente con classe ma senza un determinante valore per il songwriting. Nei brani cantati è aumentato il tenore compositivo perché alla linea della chitarra si aggiunge la linea vocale. In ogni caso nella modalità di suonare la sei corde Howe non usa mai un mero accompagnamento, ma è come se raddoppiasse la melodia, e ciò c’era da aspettarselo da uno del suo livello, in questo egli non delude.
Tra le onde paciose gli unici due episodi tonici sono “See Me through”con la sua bella cadenza e “On the Balcony”, degna di un album degli Asia, a chiudere il disco; essi sono i momenti meglio riusciti, insieme a “Love is a River”, altro pezzo con linea cantata, ma più solare, in cui la chitarra rispolvera vecchie assonanze. Tra le song cantate la meno interessante è “Imagination” che sembra più Pop che rock, accontentandosi poi di una chitarra debole nell’arrangiamento, e a nulla servono i piccoli inserti ai fini di un arricchimento sonoro. Purtroppo questa impostazione semplificativa crea anche filler, ed è il caso di “The Headlands” che appare una traccia del tutto inutile, oltre al fatto che il tema di base riprende “Dancing Queen” degli Abba, abbassando ancora di più il valore di un pezzo scarsissimo.
Uomo anziano (73 anni) che si culla nelle sensazioni piacevoli e rassicuranti, tenendosi alla lontana da suoni troppo forti, ed evitando di cercare strade nuove. C’è molto poco di Progressive in questo lavoro, se non alcuni suoni caratteristici del suo retroterra esperienziale con gli Yes. Alternando nelle tracce brani strumentali a brani cantati, entrambe le modalità si prendono lo spazio a metà. E’ curioso ascoltare la voce di Howe che negli Yes partecipa solo ai cori; di certo non c’è virtuosismo nella sua ugola, ma rende con piacere la sofficità che si vuole esprimere anche se è nell’integrazione con Davison che si raggiunge una certa raffinatezza.
Il significato sonoro non ha nulla di moderno, se non la produzione tecnica, ma non certo l’essenza compositiva che rimane ancorata al vintage che soffia probabilmente nell’animo dell’artista. Inoltre non si vuole salire a liricità enfatiche settantiane, ma rimanere basilari per offrire facile fruibilità all’ascoltatore, come se non ci si sentisse in dovere di rappresentare il proprio ricco bagaglio culturale. Purtroppo ciò mantiene basso il profilo compositivo. Un disco che può deludere chi ama solo il prog più pregnante. Sicuramente la presenza di un gusto di base c’è e ne fa un disco che non manca di alcune belle escrescenze, di certo non è una opera che lasci il segno. Che sia un lavoro di Howe si sente chiaramente, ma altre volte è successo che i suoi progetti solisti non fossero all’altezza del nome.
Roberto Sky Latini
Fulcrum
See Me Through
Beyond The Call
Love Is A River
Sound Picture
It Ain’t Easy
Pause For Thought
Imagination
The Headlands
On The Balcony
Steve Howe – vocals / guitars / keyboards / bass (in instrumental songs *)
Dylan Howe – Drums
John Davison – bass (in the songs sung) cori e basso nei brani cantati